La complessità delle divisioni ereditarie: l’importanza dei consulenti nel procedimento di mediazione.

Le divisioni ereditarie rappresentano uno degli ambiti più delicati e complessi nell’ambito della mediazione civile. Non si tratta solo di assegnare beni secondo quote, ma di gestire dinamiche relazionali, equilibri familiari e, soprattutto, aspetti tecnici e giuridici che richiedono una preparazione trasversale.

  1. Un terreno fertile per la mediazione
    L’art. 5, comma 1-bis, del D.lgs. 28/2010 include le successioni ereditarie tra le materie per cui la mediazione è condizione di procedibilità. La scelta non è casuale: si tratta di controversie in cui l’accordo extragiudiziale può essere molto più vantaggioso, in termini economici e di tempo, rispetto a un lungo giudizio divisorio.

Tuttavia, la mediazione in materia ereditaria è tutt’altro che semplice. Le liti tra coeredi nascono spesso da rivendicazioni incrociate, valutazioni soggettive sui beni, o anche solo da rapporti deteriorati nel tempo.

  1. La centralità dei consulenti tecnici
    In questo scenario, la figura del consulente tecnico (che sia un commercialista, un geometra, un architetto, uno stimatore o un esperto contabile) può risultare determinante. Il consulente, infatti:

redige stime imparziali dei beni, mobili e immobili;

chiarisce la composizione patrimoniale dell’asse;

valuta l’eventuale esistenza di passività o crediti da detrarre;

simula ipotesi di divisione equa, anche in natura;

assiste le parti nel comprendere l’effettivo valore delle proprie pretese.

La giurisprudenza, pur non regolando in modo esplicito l’apporto del consulente nella mediazione, ne riconosce indirettamente l’utilità. In Cass. civ. sez. II, 28 luglio 2020, n. 16176, ad esempio, si sottolinea come “l’ausilio tecnico risulti spesso imprescindibile ai fini di una corretta rappresentazione del compendio ereditario e della sua divisibilità.”

  1. Il ruolo del mediatore come facilitatore tecnico e relazionale
    Il mediatore, in questi casi, non si limita a “facilitare il dialogo” ma deve avere la lucidità di proporre l’intervento di un tecnico, oppure valorizzare una perizia già disponibile, affinché le parti possano trattare su basi oggettive. Un bravo mediatore sa riconoscere quando la mediazione rischia di impantanarsi sulla valutazione economica, e sa riportare la discussione su dati concreti.

L’apporto del consulente, inoltre, può aiutare ad anticipare eventuali sviluppi giudiziali: una perizia ben fatta può essere condivisa e, se accettata dalle parti, diventare base di un accordo con valore di titolo esecutivo, evitando il giudizio di divisione.

  1. Conclusioni
    La mediazione in materia di divisioni ereditarie richiede competenze giuridiche, empatiche e tecniche. L’inserimento di consulenti specializzati nel procedimento – anche con funzioni di coadiutore informale – può trasformare un confronto sterile in un percorso di reale composizione.

Per questo motivo è auspicabile una maggiore collaborazione tra mediatori, avvocati e tecnici, in un’ottica interdisciplinare che non snaturi la mediazione, ma ne valorizzi il potenziale risolutivo.

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